
USA, 1940 ca. Anonimo
Per secoli le donne sono rimaste a terra, ai piedi degli alberi. Donne come radici, destinate a nutrire altre esistenze, padri, mariti, figli, quel maschile eternamente libero di salire su ogni cima e guardare lontano. Ma a un certo punto le donne si sono ribellate, hanno abbracciato gli alberi, hanno puntato i piedi, e salendo di ramo in ramo hanno raggiunto un altro punto di vista, anche su di sé, più aperto, più alto, più profondo, più chiaro. E hanno detto: “Io non scendo”.
La mostra, curata da Laura Leonelli e prodotta per Fotografica con il sostegno di Grazia Corali, imprenditrice e presidente della Corali Spa, presenta un’ampia selezione di fotografie anonime che dalla fine dell’Ottocento agli anni ’70 del Novecento, dall’Europa agli Stati Uniti, confermano la popolarità internazionale di un nuovo personaggio, “la donna che sale sull’albero”. I soggetti sono bambine, ragazze, amiche, fidanzate, mogli, giovani madri, accanto a madri di altre generazioni. Sono forti, coraggiose, allegre e altere. Sono sdraiate sui rami più alti, sono sedute come regine là dove il tronco si biforca, sono a mani nude, a volte a piedi nudi, portano i tacchi, la gonna, i pantaloni. Alcune hanno una macchina fotografica, un binocolo, una racchetta da tennis, una chitarra, un libro. E attraverso questi oggetti-simbolo, ognuna di loro, senza nome eppure sorella, è entrata in una storia più grande.

USA, 1900 ca. Anonimo
Nell’allestimento e nel volume che accompagna la mostra, edito da Postcart, le immagini anonime si alternano alle testimonianze di donne importanti che arrampicandosi sui rami, idealmente o fisicamente da più di un secolo, suggeriscono un destino diverso. Scrittrici come Louisa May Alcott, autrice di “Piccole donne” dove non a caso Jo March legge i libri della sua emancipazione su un albero. Femministe come Voltairine de Cleyre, che alla fine dell’Ottocento si chiede come mai alle bambine sia vietato salire su quei monumenti della natura. Poetesse come Beath Elizabeth Richardson, autrice di “Keep climbing, girls”, libro culto di Michelle Obama. E ancora ecologiste come Julia Butterfly Hill, che vive due anni su una sequoia nella foresta di Headwaters, in California, per impedire agli speculatori di abbatterla. Messaggio forte, perché ogni volta che si taglia un albero, una parte di noi muore. E ogni volta che si impedisce a una donna di scegliere la sua vita, è il mondo che soffre.

USA, 1950 ca. Anonimo
