
©Alessandro Gandolfi
A Belgrado sei ragazze talentuose provano a cambiare il mondo gitano. Grazie alla musica e alla voglia di riscatto.
“Pretty Loud” è definita la prima “rom girl group” al mondo. Loro sono sei ragazze giovani, carine, impegnate, e i messaggi (in lingua romaní) che attraverso la musica mandano alle loro coetanee sono chiari: lottate contro gli abusi, non abbandonate la scuola, non sposatevi a 16 anni. Emancipatevi.
“Non mi forzare, papà – recita una loro canzone – perché così non sarò mai felice”.
Su YouTube un video delle Pretty Loud (“lo traduciamo come ‘piuttosto rumorose’- spiega Silvia, una di loro – e vogliamo esserlo davvero”) supera le 240mila visualizzazioni e la band canta per le Nazioni Unite, di fronte all’Obama Foundation e al Women of the world Festival di Londra, arrivando sulla prima pagina del New York Times.

Serbia, Belgrado, Zemun, 2022 Elma Dalipi viene truccata dalla gemella Selma (sinistra) e dall’amica Silvia Sinani, componenti del gruppo Pretty Loud, nella loro casa nel quartiere Altina, dove le gemelle vivono con i nonni. ©Alessandro Gandolfi
Una storia a lieto fine? Non per i rom di Serbia (l’1,5 per cento della popolazione), cittadini di serie “B” che – perseguitati per secoli, massacrati dai nazisti – subiscono quotidianamente forme di razzismo e continuano a vivere segregati nelle mahalla (comunità) di Zemun, proprio dove vivono le “Pretty Loud” e le loro famiglie.
Sono diverse le ONG che operano in Serbia per cambiare le cose e una di questa è la fondazione Grubb, che grazie all’arte, alla danza e alla musica contribuisce all’educazione dei bambini rom. Sei di loro – un po’ cresciute, mixando rap e suoni balcanici – nel 2014 fondano la band che sta provando a cambiare l’immagine del mondo gypsy.
