Città del Messico, 1968 Giochi olimpici - Bob Beamon salta mt. 8.90 - Trittico “ready made” ©Maurizio Galimberti
Lo sport, le figure leggendarie che ne sono state protagoniste, le fotografie del qui e ora, veicolate dalla stampa mondiale nel corso del tempo, diventano oggetto di interpretazione da parte dell’artista. Incentrandosi sul dinamismo dei corpi, dei punti di vista complessi e sulla ricerca di effetti compositivi altamente sofisticati, si viene a creare l’illusione di trasportare lo spettatore a quei momenti gloriosi, alle atmosfere di suspense, al coinvolgimento e al pathos, che sono al centro delle visioni proposte.
Queste fotografie ci conducono ad una percezione assoluta: il soggetto viene, in un certo senso, privato delle sue intenzioni immediate e primarie, per rimanere immortalato come un’icona, come emblema universale dello sort da lui praticato e ancora di più, del mondo primitivo da egli agito. Estratto dal contesto specifico dell’azione, perde il riferimento del momento ed esiste solo per se stesso.
Lo sport è divenuto parte della nostra quotidianità così lo sguardo dei fotografi e degli artisti non può prescindere dalla sua narrazione. Dalla scultura, alla prima fotografia del 1855 di genere sportivo – di ignota provenienza – fino alle pose degli inizi del ‘900, le rappresentazioni dei protagonisti dello sport sono caratterizzate da una sorta di messa in scena di corpi statuari e immobili. Bisognerà attendere le sperimentazioni scientifiche che tenteranno di bloccare lo scorrere del tempo in istanti più brevi, adatti alla percezione del movimento. esempio per eccellenza in questo campo è Eadweard Muybridge che, nel 1878, propone la dimostrazione tecnica di come avviene oggettivamente la corsa di un cavallo su pista. Seguiranno le evoluzioni delle tecniche istantanee e la diffusione della concezione delle discipline sportive, come sfida a superare i limiti umani e a porsi mete sempre più ambiziose. Nuovi territori da esplorare, attraverso determinate modalità, la cui risultanza è trasmessa da quell’effetto visivo perfettamente riconoscibile nelle immagini, che entrano nella memoria della gente, come momento da fermare, per diventare ricordo collettivo.
2019 Sumo with baby in sumo “ready made” ©Maurizio Galimberti
Le opere realizzate da Maurizio Galimberti sono i nuovi ricordi immortali di icone e momenti della cultura contemporanea. Già oggetto di attenzione di maestri, quali: Henry Fax Talbot, Brassa’i’, Robert Capa, con le immagini del Tour de France datato 1939, Andy Warhol, che rielabora la fortissima componente simbolica di un ritratto di Muhammad An, alias Cassius Clay, facendolo diventare simbolo della mitologia odierna. Il pugile più noto di tutti i tempi, rivive nelle pagine che seguono, attraverso una capacità di sentire profonda, rispetto ad una forma che si espande all’infinito, ad una forza inarrestabile, che si erge prepotentemente, sovrastando l’avversario inerme.
La sperimentazione realizzata dall’autore si sofferma sulla scomposizione del potenziale in movimento, che appare evidente in Yang Min, sapientemente frammentato in una ossessiva ripetizione dell’energia in potenziale. E ancora sulla plasticità di alcuni momenti in cui, le geometrie magicamente calibrate, vengono sintetizzate nella figura di Alberto Tomba. In una posa che crea un equilibrio apparentemente impossibile da attuare, come quello risultante ai nostri occhi: il soggetto è inquadrato tra la staticità della forma rilevata in una tensione estrema e contemporaneamente riesce a trasmettere la velocità con cui incede, nella leggerezza della neve che lascia alle sue spalle.
Le scomposizioni divengono a volte meno amplificate, offrendo una visione completa dei particolari umani ed emotivi dei soggetti, come accade per lo sguardo di Bob Beamon, l’espressione di Valentina Pezzali o per il sorriso esultante di Brandi Chastain. Dal volo leggiadro di Nadia Comaneci al balzo di Diego Armando Maradona, dallo scontro tra Zinedine Zidane e Marco Materazzi, durante una disputa mondiale che andava oltre il campo da calcio, all’incontro solidale tra due grandi antagonisti come Gino Bartali e Fausto Coppi. In bianco e nero, a colori, l’avventura sportiva viene ridefinita da Galimberti, come simbologia di esperienze ed emozioni umane, come immagini figurative e astratte, allo stesso tempo. Dal dinamismo vertiginoso delle visioni simultanee, agli inattesi effetti impressi sulla pellicola. Grazie all’esercizio visivo mantenuto costante dall’artista, il movimento fermato nell’istante, viene qui esploso e trasformato in ritmo incessante, destinato a propagarsi nello spazio e a permanere nel tempo.
L’esercizio Visivo, Benedetta Donato