"La vita di Maryan è stata incentrata sulla ricerca della proprio potere e sulla scelta personale. Crescendo in Kenya, con origini somale, all'età di quindici anni Maryan è stata obbligata a sposare un uomo somalo col doppio dei suoi anni in un matrimonio combinato. Poiché i matrimoni dei minori sono illegali in Kenya, sua madre e il suo futuro marito hanno modificato la sua età da quindici a diciotto anni. Maryan ha dato alla luce due figlie prima che suo marito la portasse in Svezia nel novembre del 2014. Vivere in Svezia le ha aperto nuove possibilità, le ha fornito più potere e una rete di supporto di donne. Un giorno, inconsapevole della gravidanza del suo terzo figlio, Maryan ha preso le sue due figlie e si è trasferita in un rifugio per donne. Ha divorziato dal marito che non aveva scelto e per la prima volta nella sua vita, si è trasferita nel suo appartamento personale. Non molto tempo dopo che l'abbiamo intervistata, Maryan ha tagliato le sue lunghe ciocche di capelli mossi, facendosi un flat top ispirato a ""Grace Jones"". Madre single di tre figli, ora sta studiando per poter frequentare l'università e sogna di diventare un avvocato. “Ma ora, mi fa veramente irritare quanto semplicistico sia il mondo. Credevo fossimo meglio di così.” ©Cooper&Gorfer
Cosa significa lasciarsi tutto alle spalle? Rischiare la propria vita e andare nell’ignoto? Decidiamo di lavorare con giovani donne le cui vite sono influenzate dalla migrazione forzata. Contattiamo le no-stre comunità locali per scoprire in che modo le speranze, i sogni e i luoghi segreti del desiderio vengono trasformati da questo cambiamento. Le donne incontrate hanno tutte un background culturale diverso, con storie di vita altrettanto diverse.
Alcune arrivano in Svezia durante l’ondata migratoria del 2015-2016, mentre altre arrivano prima, da bambine e altre ancora nascono in Svezia come seconda generazione.
Ci interessano le diverse fasi della migrazione e dell’integrazione: cosa significa sradicarsi, ricominciare, far parte di più culture e non appartenere completamente a nessuna di esse. Cosa significa essere improvvisamente in grado di prendere il controllo della propria vita e scoprire che il proprio mix di culture è una risorsa. Queste giovani donne sono le nostre protagoniste e il loro futuro la nostra utopia.
Il Giardino, 2020 - Il Giardino è mistico, misterioso e invitante. Vediamo due donne che lo guardano, anche loro sembrano misteriose, quasi parte degli alberi, i loro volti nascosti. Come se ci sia qualcosa che vogliono tenere per sè, per ora, una scoperta condivisa solo tra loro. In contrasto con il verde della foresta, si erge il giallo, il colore della conoscenza. ©Cooper & Gorfer
Anni fa, leggiamo un saggio sul quotidiano tedesco Die Zeit sulla diminuita ricerca dell’utopia da parte della società, dove questo processo è definito come una vera e propria perdita dell’utopia. Non riusciamo a toglierci dalla testa questo concetto. Se tutti i nostri tentativi precedenti fallissero, come società, smetteremmo di credere che un mondo migliore e più giusto possa essere possibile? E cosa succederebbe se smettessimo di immaginare e lottare per qualcosa di più grande dello status quo?
Utopia deriva dal greco e significa ‘nessun luogo’. Puoi interpretarlo come se non esistesse. Ma puoi anche leggerlo come: esiste, ma è qualcosa di diverso da un luogo. Questo spostamento di enfasi ci porta a una rivalutazione: se l’utopia dunque non è un luogo, che cos’è, allora?
Mentre lavoriamo a questa serie, con le giovani sfollate che svelano i loro desideri e le loro speranze per il futuro, iniziamo a vedere la loro ricerca come parte di un quadro più ampio. I loro desideri ci mostrano non solo come la società le abbia deluse individualmente, ma anche come potrebbe deludere tutti noi: abbiamo trascurato la connessione, la bellezza e il nostro bisogno di equilibrio? Come società, abbiamo trascurato gli aspetti immateriali di ciò che significa essere umani? Senza il riconoscimento e la comprensione delle parti intangibili di noi stessi, delle nostre emozioni e degli impulsi, delle nostre imperfezioni, della nostra gelosia e sfiducia, siamo ora vulnerabili?
Segal e la tigre, 2018 - Segal è cresciuta circondata da donne, in ciò che descrive come famiglia matriarcale. Sua nonna era la CEO di una compagnia perot lifera in Somalia. Negli anni Novanta, la sua famiglia fugge dalla guerra civile somala in Svezia, dove Segal nasce. Da adolescente, è attiva politicamente come reporter di un giornale locale. A causa delle opinioni espresse in un suo articolo, riceve minacce, anche di morte. Oggi S egal è attivista, drammaturga, attrice, regista e poetessa. I protagonisti dei suoi spettacoli sono spesso bambini che si trovano ad affrontaree l loro stesse ansie e paure generate dal cambiamento climatico e dai traumi derivati da vita in ambiente selvaggio e dall’uomo. Il suo soprannome per la famiglia e gli amici è “La Radio”. “Sento di star tenendo una cultura in una mano e un’altra cultura nell’altra mano.” ©Cooper & Gorfer
Eppure, se la storia ci insegna qualcosa, è che anche al culmine della disperazione siamo capaci di trovare modi per continuare a sognare e sperare. Siamo creature fantasiose e piene di desideri. In tempo di guerra si continua a fare l’amore nelle foreste. Durante le difficoltà cantiamo ninne nanne ai nostri figli, guidandoli in un mondo immaginario che guarda al futuro, un mondo che possiamo creare o modificare attivamente. Per questo, abbiamo tutti bisogno dei nostri avatar: per migliorare noi stessi e diventare maestosi, potenti, capaci, visti.
Le donne di questa serie aprono una nuova strada. Di fronte a un mondo ostile, la loro ricerca dell’utopia non è né un bozzolo né un travestimento. Non è una ricerca di un semplice rifugio e di sicurezza. Il loro futuro è un labirinto ricamato, fratture di potenziali “sé” futuri che conducono verso l’interno, in avanti. Usano gli strumenti che le circondano per creare la propria mitologia, tracciare le proprie proiezioni astrali, creare la propria utopia. Ed è attraverso di loro che potremmo volgere lo sguardo alle nostre possibili visioni ed esplorazioni di un mondo in cui vale la pena vivere.